Per amanti dei vini bianchi e rosè - Wine at Wine

Sicilia sud-orientale, nello splendido Val di Noto patrimonio UNESCO dell'Umanità per le testimonianze dell'arte barocca siciliana e non solo. Qui sorge un antico feudo ricavato dal sapiente restauro conservativo di una rocca settecentesca: parliamo della Cantina Feudi del Pisciotto, situata nel territorio della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita Cerasuolo di Vittoria, comprensorio vitivinicolo che abbiamo già incontrato raccontando il Frappato di Valle delle Ferle e la verticale di Syrah di Casa di Grazia.

L’azienda vitivinicola, che si estende per 44 ettari compresi tra Piazza Almerina, Caltagirone e Vittoria, è di recente costituzione. I vigneti sono stati impiantati soltanto nel 2002 a un’altitudine compresa tra i 100 e i 250 metri sul livello del mare e a una distanza dalla costa di pochi chilometri: una favorevole posizione che beneficia delle brezze marine e delle escursioni termiche tra il giorno e la notte. La cantina produce circa 400.000 bottiglie suddivise in 16 etichette ed è di proprietà dell’editore Paolo Panerai, titolare anche di Castellare di Castellina e di Rocca di Frassinello in Toscana e che abbiamo già incontrato nel racconto del suo Chianti Classico.

Cantina Orsogna 1964, è un’azienda vitivinicola molto particolare. Cantina sociale, come tante ce ne sono in provincia di Chieti, nasce appunto nel 1964 nel ridente borgo di Orsogna come Società olearia e vinicola. Oggi la Cantina concentra la quasi totalità della produzione sul vino, annovera circa 600 soci per oltre 1.200 ettari di vigne ed un totale di circa 1,7 milioni bottiglie prodotte senza considerare il vino sfuso. Già in passato Wine at Wine si è occupato di Cantina Orsogna: oggi torniamo a parlarne per raccontare un vino molto particolare: la Passerina Vola Volè.

La prima cosa che fa di Cantina di Orsogna un unicum nel panorama nazionale è che oltre l’85% di questo immenso patrimonio di vigneti è certificato biologico o biodinamico. Gli ettari condotti in regime biodinamico sono circa 300 (e oltre una cinquantina in fase di conversione), caratteristica questa che rende Cantina Orsogna la più grande realtà italiana nell’ambito della produzione di queste tipologie di vino e uno dei più grandi attori a livello mondiale. Numeri impressionanti, che nascono dalla scelta strategica, presa una ventina d’anni fa, di puntare con decisione su di un’agricoltura più sana e rispettosa dell’ambiente e dell’uomo. Una scelta etica ma lungimirante al tempo stesso, che nel corso tempo avrebbe avuto un riscontro commerciale anche nel mercato internazionale.

Ho di recente raccontato la degustazione di un vino che fa parte della tradizione dell’Alto Adige, con particolare riferimento alla zona del Lago di Caldaro. Parlo Kalterersee Classico Superiore Quintessenz – da uve Schiava in purezza – della Cantina di Caldaro, grande azienda cooperativa della zona del lago. Se tuttavia volessi suggerire un vino-emblema di questa meravigliosa regione vinicola, non avrei dubbi ad indicare il Pinot Bianco come quello maggiormente rappresentativo. Oggi vi parlerò dunque di una altro vino della Cantina di Caldaro, il Pinot Bianco Quintessenz.

Il Pinot Bianco è una nobile e di antiche origini uva a bacca bianca, che deriva con buona probabilità da mutazioni genetiche del Pinot grigio che a sua volta sarebbe imparentato con il Pinot nero. In passato è stata spesso confusa con lo Chardonnay, con cui d'altra parte condivide numerose caratteristiche. Il Pinot bianco si presenta con piccoli grappoli raccolti, molto fitti e di forma cilindrica. Il risultato visivo finale è che il grappolo assomiglia più o meno ad una pigna e, verosimilmente, anche il nome pinot deriva da questo accostamento.

Abbiamo già incontrato Tiare e degustato il suo grande Sauvignon blanc, pluripremiato e ormai molto noto alle cronache del vino. Ma Tiare non è soltanto Sauvignon: è un’azienda solida, situata a Dolegna del Collio in provincia di Gorizia, una cantina che opera da più di trent’anni e che si estende per oltre 10 ettari prevalentemente sul versante nord-est del Collio friulano. Quest’area, contornata dalle Alpi Carniche e Giulie al confine con la Slovenia, presenta condizioni pedoclimatiche assai favorevoli per la coltivazione dell’uva. Oggi parleremo della Ribolla Gialla di Tiare.

La Ribolla Gialla è un antico vitigno autoctono, coltivato fin dall'epoca romana nella sua zona di eccellenza, ossia sulle verdeggianti colline del Friuli. Quest’uva cardine per il territorio, molto vigorosa, dal germogliamento e maturazione tardive ha un nome caratteristico. Un tempo, a causa della massiccia quantità di acido malico presente in essa, il vino pronto ancora ribolliva non appena servito nel bicchiere prima di essere bevuto. Oggi tuttavia, grazie alla vinificazione e successiva maturazione a temperature controllate, la Ribolla Gialla dà vita a vini straordinariamente eleganti, freschi e profumati.

Abbiamo già incontrato l’Azienda vinicola campana Colli di Lapio, condotta con sicurezza da Clelia Romano. Abbiamo conosciuto questa cantina in occasione del racconto dell’abbinamento di un risotto alla zucca al Fiano di Avellino 2009, vino di cui abbiamo in seguito recensito il millesimo 2014, vino tanto notevole quanto l’annata non sia stata particolarmente favorevole per la produzione delle uve.

L’azienda, nata nella prima metà degli anni ’90 dello scorso secolo, è ubicata a Arianello, una piccola frazione del comune di Lapio, paese Irpino situato a circa 550 metri sopra il livello del mare. Lapio è uno dei pochi comuni dove si possono produrre due delle tre DOCG del territorio, ossia il Fiano di Avellino e il Taurasi. La presenza di boschi che sfavoriscono prolungati surriscaldamenti estivi, il clima secco e ventilato e la buona piovosità facilitano la produzione anche del terzo vino d’Origine Controllata e Garantita dell’Irpinia, ossia il Greco di Tufo Alèxandròs, vino di cui parleremo oggi e che prende il nome dal terzo nipote di Clelia. Le caratteristiche del territorio e del vigneto che si trova nel comune di Santa Paolina, nell’areale di produzione del Greco di Tufo, determinano alcune delle condizioni ottimali per la coltivazione della vite.

Il Muller Thurgau è un vino ottenuto dall'omonimo vitigno, che oggi trova ampia diffusione in Germania, in Austria, in Ungheria, in Svizzera e anche in Italia. In particolare, nel nostro Paese viene coltivato soprattutto in Trentino e in Alto Adige, nelle cui valli si produce probabilmente il miglior Muller Thurgau italiano. Prediligendo i terreni collinari, anche terrazzati, con un’altitudine compresa tra i 500 e i 900 metri s.l.m., proprio per questo ha trovato in questo territorio il suo habitat ideale.

Il Muller Thurgau è una delle poche uve di cui si conosce esattamente il suo inventore e la sua data di nascita. Si sa, infatti, che questo vitigno ha avuto origine nel 1882, quando un ricercatore svizzero, Herman Muller, nato a Thurgau, creò l'incrocio tra il Riesling e il Sylvaner. Da una recente ricerca sul DNA, pare che in realtà il secondo vitigno fosse lo Chasselas.

Al di là della sua storia, sicuramente interessante ma tutto sommato abbastanza recente, per noi il Muller Thurgau è uno dei vitigni più importanti dell’intero panorama enologico nazionale. Abbiamo pertanto degustato e raccontiamo il Muller Thurgau Aristos della altoatesina Cantina Valle Isarco.

Pagina 1 di 12
© 2011 Wine at Wine . All Rights Reserved.

Please publish modules in offcanvas position.