La Cantina e una buona parte del vigneto si trova ai piedi del massiccio della Majella a 15 Km in linea d’aria dal Mare Adriatico, felice posizione che consente di beneficiare di venti e brezze costanti. I vigneti sono condotti in collina ad un’altitudine compresa tra i 380 e 580 metri s.l.m., su un territorio con una composizione abbastanza variegata, anche se la parte più rilevante è di tipo calcareo-argilloso o calcareo-sabbioso. L’attenzione alla natura si traduce anche in un progetto di eco-sostenibilità, che ha portato ad eliminare del tutto l’uso delle materie plastiche, compreso le capsule sulle bottiglie su tutti i vini biologici e biodinamici.
La produzione vinicola, è divisa in 4 linee: due biodinamiche certificate Demeter International e due “soltanto” biologiche. La prima, Zeropuro, prevede che i vini non contengano solfiti aggiunti e non siano filtrati. La seconda linea, sempre certificata Demeter, si chiama Lunaria: in questo caso sono previste chiarifiche, filtrazione e l’aggiunta di solfiti, rimanendo pur sempre nell’ambito del biodinamico. La terza è la Vola Volè (con i vini Pecorino, Trebbiano, Passerina appunto, Cococciola, Cerasuolo e Montepulciano) e nasce da uno studio sul comportamento delle api e su dove vivono i lieviti nel periodo invernale. L’ultima è una linea entry level. Ogni vino della Cantina si differenzia per un proprio carattere, ma è sempre pensato per la valorizzazione del vitigno utilizzato.
Il vino di cui parliamo oggi, la Passerina della linea Vola Volè, è un biologico con certificazione Biodiversity Friend. La certificazione garantisce la biodiversità in agricoltura con indici biologici e l’applicazione di tecniche utili all’innalzamento della qualità degli ecosistemi. La vendemmia manuale viene effettuata a metà settembre quando l’uva ha un tenore acido che garantisce la necessaria freschezza al vino. I lieviti utilizzati per la fermentazione sono prelevati dal polline elaborato dalle api e provengono da alveari sistemati in prossimità di piante del territorio (castagno, rovo di moro, sulla). L’ape è un bioindicatore naturale, segnala immediatamente con il suo comportamento se un ecosistema è inquinato o meno. Raccoglie il nettare dei fiori e, per conservarlo, utilizza fermenti lattici e lieviti, pratica vecchia di un milione di anni. I lieviti così selezionati, sono riprodotti in laboratorio, per creare vini che utilizzino lieviti autoctoni come la Passerina che stiamo raccontando. La fermentazione alcolica viene condotta a temperatura controllata e la maturazione sulle fecce che segue fa acquisire al vino toni complessi e importanti.
Raccontiamo ora l’assaggio del vino.
Passerina Vola Volè 2018
Alla vista il vino è di un colore giallo paglierino carico con bagliori verdolini. Spettro olfattivo davvero inatteso. Avvertiamo subito un’esplosione di sentori floreali, come acacia, zagara, mimosa, quindi fruttati, soprattutto di ananas, poi pesca gialla. Percepiamo poi profumi erbacei, tra cui caprifoglio, timo con una spolverata di pepe bianco e un bel minerale nel finale. Al naso ampio corrisponde una bocca davvero importante. Alla sferzata fresco-sapida che ci fa presagire anche un’interessante evoluzione nel tempo del vino, corrisponde un alcol non invadente ma una grande morbidezza che lo rende particolarmente equilibrato. Chiude lungo ancora su toni minerali e agrumati.
Vino sorprendente, di grande piacevolezza e duttile al consumo, può essere accostato non soltanto a preparazioni di mare, ma anche a primi piatti e a formaggi di media stagionatura.