Lunedì, 16 Luglio 2018 14:28

Greco di Tufo Alèxandros, altra perla Colli di Lapio

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Abbiamo già incontrato l’Azienda vinicola campana Colli di Lapio, condotta con sicurezza da Clelia Romano. Abbiamo conosciuto questa cantina in occasione del racconto dell’abbinamento di un risotto alla zucca al Fiano di Avellino 2009, vino di cui abbiamo in seguito recensito il millesimo 2014, vino tanto notevole quanto l’annata non sia stata particolarmente favorevole per la produzione delle uve.

L’azienda, nata nella prima metà degli anni ’90 dello scorso secolo, è ubicata a Arianello, una piccola frazione del comune di Lapio, paese Irpino situato a circa 550 metri sopra il livello del mare. Lapio è uno dei pochi comuni dove si possono produrre due delle tre DOCG del territorio, ossia il Fiano di Avellino e il Taurasi. La presenza di boschi che sfavoriscono prolungati surriscaldamenti estivi, il clima secco e ventilato e la buona piovosità facilitano la produzione anche del terzo vino d’Origine Controllata e Garantita dell’Irpinia, ossia il Greco di Tufo Alèxandròs, vino di cui parleremo oggi e che prende il nome dal terzo nipote di Clelia. Le caratteristiche del territorio e del vigneto che si trova nel comune di Santa Paolina, nell’areale di produzione del Greco di Tufo, determinano alcune delle condizioni ottimali per la coltivazione della vite.

Il terreno calcareo, ricco di zolfo e di molti altri minerali, è senza dubbio ideale per un vigneto con piante di oltre quindici anni. L’altitudine tipicamente collinare, ma anche le importanti escursioni termiche tra notte e giorno anche d’estate, l’ottimale esposizione del vigneto a sud, il favorevole drenaggio, sono tutti elementi che conferiscono alle uve requisiti di particolare pregio. Le uve che si caratterizzano inoltre per un processo di maturazione improntato da gradualità ed per il grande equilibrio tra tenore zuccherino e acidità. Le basse rese (non superiori agli 80 quintali per ettaro) con una scrupolosa selezione delle uve in pianta, i trattamenti di lotta integrata in vigna e la vendemmia manuale completano il quadro di una materia prima di altissimo livello.

Una volta arrivata in cantina l’uva viene deraspata e, dopo la sgrondatura condotta con la massima attenzione, il mosto fiore fermenta in acciaio inox per un paio di settimane ad una temperatura massima di 18°C. Quindi il vino matura in acciaio ancora per quattro mesi prima dell’imbottigliamento, durante i quali vengono effettuati dai 4 ai 5 travasi. Vinificazione e affinamento in acciaio permettono di esaltare le caratteristiche naturali di questo vino, nella migliore tradizione del territorio. Successivamente il Greco di Tufo Alèxandros riposa ancora per 4 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio. Il risultato è un prodotto decisamente di qualità superiore.

Abbiamo già raccontato altri Greco di Tufo della zona, come il e il Greco di Tufo di Fonzone e lo Sphera di Cennerazzo, tutti vini che si caratterizzano per una evidente spalla fresco-sapida e una bellissima mineralità. Anche l’Alèxandros non sfugge alla regola che contraddistinguono i vini di questa denominazione. Ma vediamo il racconto dell’analisi gustolfattiva.

Greco di Tufo Alèxandros 2016

Di colore giallo paglierino, cristallino e splendente, presenta un naso ampio che esprime suadenti note floreali di fiori bianchi e gialli come gelsomino e ginestra, fruttate di pesca, mandorla e frutta esotica, un soffio speziato di noce moscata, con delicati sentori di erbe aromatiche, minerali e agrumati nel finale. Sorso morbido ed opulento, con un’esplosione di sapore grazie alla vibrante sensazione fresca e sapida - come già detto - ben equilibrata da una bella morbidezza e da una nota alcolica di oltre 13 gradi comunque importante. Imponente la struttura con un estratto secco di 24 grammi/litro, degno di un vino rosso. Convincente anche l’armonia complessiva e, in definitiva, la finezza del vino. Molto lungo, chiude con una persistente scia minerale, davvero molto piacevole.

Da bere subito o anche dopo averlo atteso per qualche anno, a tavola il Greco di Tufo Alèxandros può accompagnare preparazioni di mare importanti ma anche primi piatti con verdure, come risotti agli asparagi o lasagne con besciamella e spinaci. Da provare anche accostandolo a formaggi semistagionati con moderate salagioni.

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Alessandro Genova

Sommelier professionista dal febbraio del 2005, sono soprattutto un appassionato a cui piace leggere e documentarsi a proposito dei territori, delle tecniche di degustazione e del meraviglioso mondo che ruota attorno al vino. E che ama ovviamente degustare.

Mi piace mantenere relazioni con produttori, enologi e appassionati come me e non disdegno l’approfondimento delle problematiche distributive e marketing della produzione e della commercializzazione del vino.

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    L’azienda si trova nel comune di Torrioni e vive un importante passaggio generazionale. Federico faceva il vino per il consumo familiare, vendendo l’eccedenza in modo sfuso e conferendo la produzione di uva alla cantina sociale. La svolta si ebbe con il figlio di lui, Sebastiano, attuale presidente del consorzio Viticoltori del Greco di Tufo. Sebastiano sviluppò l’attuale azienda, oggi condotta dai figli Federico e Lidia, sempre mantenendo un’impostazione di tipo artigianale, ma applicando metodi innovativi e utilizzando tecnologie moderne.

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    L’azienda Colli di Lapio è stata creata nella prima metà degli anni ’90 del secolo scorso. È situata nella vecchia masseria di famiglia in contrada Arianiello, piccola frazione del comune di Lapio. Il paese Irpino, situato a circa 550 metri sopra il livello del mare, si caratterizza per un clima secco e ventilato, per l’ottima soleggiatura estiva e per le forti escursioni termiche. E, più in generale, per offrire condizioni ottimali per la coltivazione della vite. Tanto che Lapio rappresenta il principale centro dell’areale del Fiano di Avellino, tra i 26 comuni dell’Irpinia dove è consentita la produzione di questo vino. E Arianiello è da considerarsi come un vero e proprio grand cru per il Fiano d’Avellino.

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    > Mezzo chilo di fiocchetti di ricotta e spinaci;
    > Latte, farina, burro e una spolverata di noce moscata per la besciamella;
    > Sale quanto basta;
    > Parmigiano a piacere.

    La preparazione

    Abbiamo cucinato i fiocchetti in acqua bollente e salata e li abbiamo scolati tre minuti prima del dovuto. Contemporaneamente con latte, farina, una noce di burro e una spolverata di noce moscata abbiamo preparato la besciamella. Scolati i fiocchetti li abbiamo saltati per un paio di minuti con la besciamella in un tegame.

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