Allegrini è uno dei principali interpreti dell’Amarone, oggi prestigioso simbolo dell’intero territorio. Il suo progenitore, il Recioto, conosciuto sin dai tempi dei Romani come Retico, ha rappresentato a lungo l’orgoglio dei viticoltori della zona. In passato era in Valpolicella l’unico vino realizzato con uve appassite ed è tuttora tra i pochissimi vini rossi dolci del panorama enologico. A metà del secolo scorso, mediante sperimentazioni e con l’aiuto della casualità, è nato l’Amarone che, a differenza del Recioto, completa la fermentazione alcolica delle uve appassite attraverso la quasi totale trasformazione degli zuccheri in alcol.
Parliamo ora del nostro Amarone. Il vigneto si trova in zona collinare ad un’altitudine compresa tra i 180 e i 250 m s.l.m. con una favorevole esposizione a sud-est. Il terreno è molto vario, per lo più argilloso-calcareo e ricco di scheletro. Il vigneto è allevato a pergola con un’età media delle piante di circa 30-35 anni e una densità d’impianto di 3.000 ceppi per ettaro.
La vendemmia è manuale ed inizia dalla seconda metà di settembre, quando i grappoli raccolti sono riposti in cassette. L’appassimento delle uve di Corvina Veronese (per il 70%), il più nobile vitigno della territorio e di Rondinella, uva decisamente più rustica, avviene in fruttai ben ventilati. Il periodo di appassimento delle uve dura dai 100 ai 120 giorni, nel cui periodo le uve perdono dal 40 al 50% del loro peso originario e subiscono complesse trasformazioni chimiche.
La vinificazione avviene nella prima metà di gennaio, con una pigiatura soffice dell’uva diraspata, una fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata ad 8-22°C della durata di 22-24 giorni e rimontaggi giornalieri periodici. Dopo la svinatura, il vino riposa per 5 mesi in acciaio per poi maturare in legno per 14 mesi, metà in botti di rovere di Slavonia e metà in barrique di secondo passaggio. Il vino affina per ulteriori 6 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.
Passiamo ora alla degustazione.
Amarone della Valpolicella Corte Giara 2010
Di colore rosso rubino lucente tendente al granato di ottima intensità, presenta lacrime spesse sul calice che sottolineano la grande struttura. Naso maestoso, con un frutto rosso surmaturo ma ancora croccante soprattutto di prugna e mirtilli; subito dopo subentrano evidenti note di spezie dolci, ma anche pepe e chiodi di garofano, profondi sentori di tabacco e liquirizia, tutte note terziarizzate dovute anche alla lunga permanenza in bottiglia. Chiude pieno, avvolgente e vellutato su una lunga scia minerale. Imponente in bocca, mantiene un profilo elegante e setoso con gli oltre 15 gradi alcolici ben bilanciati da una vibrante acidità. Tannini dolci e perfettamente fusi nella massa.
È il vino delle grandi occasioni, da accostare a grandi brasati, selvaggina come la lepre e a formaggi di lunga stagionatura. Davvero emozionante.