Un prodotto particolare e certamente non banale: per questo l’assaggio è consigliato solo ad un pubblico aperto alla diversità! Il vino nasce da un 70% di Pinot Nero vinificato in bianco e da un 30% di vino di riserva ricavato con metodo solera da vitigni di Chardonnay, Sauvignon Blanc, Viognier, Riesling e Chennin Blanc attaccate da botritys.
Ma cos’è il metodo solera? Il metodo soleras o criaderas y soleras è un sistema per l'invecchiamento dei vini, rum e brandy. Sostanzialmente il prodotto ricavato con questo metodo conterrà un blend di diverse annate di quel prodotto in differenti quantità, queste possono variare a seconda del risultato che il produttore vuole ottenere. Il metodo soloera tradizionale consiste nel sovrapporre le botti secondo uno schema a “piramide/cascata” travasando il vino di anno in anno svuotando man mano le botti più in basso e “ripianando” il vuoto lasciato con quello contenuto nelle botti superiori.
Il sistema veniva usato in Spagna e Portogallo per la produzione di Sherry e Madeira e, solo successivamente, probabilmente nel tentativo di imitare tali prodotti, nel 1812 l’inglese Benjamin Ingham sperimentò il sistema per l’affinamento del Marsala.
Torniamo al nostro vino: il pinot nero viene vinificato in bianco e fatto fermentare in legno, le uve bianche vengono vinificate insieme in vasca di acciaio inox ed aggiunte al vino di riserva dal quale, ogni novembre, viene prelevata una parte per l’ottenimento della cuveè. La fermentazione avviene in maniera spontanea grazie ai lieviti naturali dell’uva sui quali il vino viene lasciato per circa trenta mesi.
Ora lo abbiamo nel calice: colore giallo paglierino e perlage fine e costante. Da una procedura simile non poteva che nascere un vino profumato, aromi di frutta matura, ananas, mela, nocciole, uvetta e soprattutto quella nota dolce e botrizzata tanto particolare. Al palato resta comunque molto elegante, il perlage non è invasivo e la persistenza è buona.
Altro esempio di prodotto italiano fatto davvero bene.