Domenica, 18 Ottobre 2015 14:32

Locorotondo: un vino Antico e bistrattato

Scritto da
Vota questo articolo
(2 Voti)

Il Locorotondo è un vino bianco prodotto tra Bari e Brindisi la cui Doc è radicata nella zona della Valle d’Itria ed in particolare nei comuni di Locorodondo (ovviamente!), Cisternino e Fasano.

I vitigni consentiti sono la Verdeca (50-65%), il Bianco d’Alessano (35-50%) ed altri vitigni locali per un massimo del 5%, come il Minutolo (definito erroneamente Fiano).

Il Locorotondo è uno di quei vini “popolari” che non puoi non trovare a tavola, spesso come “vino della casa” nelle zone di Bari e Brindisi; come tale caratterizza la zona, ma come spesso capita viene svalorizzato dalla bassa qualità e da operazioni criticabili che ne ledono il nome.

Trovare un Locorotondo degno di questo nome, non è impresa facile; noi ci siamo affidati ad una garanzia: I Pastini.

Il Locorotondo prodotto da questa cantina si chiama Antico in quanto “creato” rispettando le antiche tradizioni della zona: sistema di allevamento ad alberello; le uve vengono combinate nelle quantità stabilite sin dall’impianto e vendemmiate, diraspate e vinificate insieme.

L’uvaggio utilizzato è: 60% Verdeca, 35% Bianco D’Alessano, 5% Minutolo. L’Antico viene affinato tre mesi in acciaio ed un mese in bottiglia.

Il vino si presenta con un giallo paglierino chiaro e riflessi molto lievi di colore verdognolo.

La complessità olfattiva è agevolata dall’utilizzo del Minutolo: ben evidenti al naso frutti gialli, mela ed ananas su tutti, poi anche gelso bianco, pesca e lychees.

Al palato una interessante sapidità ben combinata con un’acidità importante; buona la persistenza. Siamo in presenza di un vino eccellente come aperitivo e molto indicato con crostacei e frutti di mare.

Come sempre molto curata l’etichetta raffigurante una delle strade che conducono alla tenuta.

Letto 6385 volte
Wine

Bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, son felici e sostengono gli amici.

plus.google.com/b/100684260859710572834/100684260859710572834/?rel=author

Potrebbe interessarti anche:

  • Cena Degustazione: Roberto Sarotto da Ozio Gastronomico Cena Degustazione: Roberto Sarotto da Ozio Gastronomico

    Abbiamo organizzato una bellissima cena-degustazione a Palermo, un incontro "Sicilia-Piemonte" tra grandi vini della tradizione piemontese e piatti gourmet della cucina siciliana e non solo: presso il ristorante Ozio Gastronomico di Palermo sono stati di scena i vini dell’Azienda di Neviglie di Roberto Sarotto.

    La cena è cominciata versando nei calici un Asti secco, vino spumante metodo Charmat prodotto con uve Moscato, adatto ad accompagnare aperitivi e antipasti, davvero molto profumato. Un vino ancora troppo poco conosciuto, frequentemente confuso con il veneto Prosecco, con cui ha in comune soltanto il residuo zuccherino (è un extradry con 17 grammi/litro di zucchero). Poi è toccato al Langhe Arneis, un vino che si caratterizza per profumi floreali e fruttati e la notevole spalla fresco-sapida, molto adatto a detergere il cavo orale specie dopo aver mangiato cibi untuosi. Terzo vino il Gavi di Gavi Bric Sassi da uve Cortese, un vino che risulta più morbido rispetto al precedente, che gioca su note fruttate contando anche su una bella acidità. Si passa quindi al rosato Rosae da Nebbiolo in purezza, vino di grande struttura, freschezza e versatilità.

  • Capriano del Colle 1884 Riserva, una vera scoperta Capriano del Colle 1884 Riserva, una vera scoperta

    La cantina San Michele si trova nella zona di produzione del Capriano del Colle, piccola e poco conosciuta denominazione del bresciano. Il territorio è caratterizzato dall’altopiano del Monte Netto, dove il vigneto si distende, a un’altitudine di circa 100 m. rispetto alla Pianura Padana, su terreni compositi, con un’alternanza di strati argilloso-calcarei, di detriti, sabbia e ghiaia. Le vigne godono di un’ottima esposizione e il territorio risulta particolarmente adatto alla coltivazione della vite.

    La cantina è stata fondata negli anni ’80 del secolo scorso ed è oggi condotta dai cugini Mario ed Elena Danesi. Il vigneto, che si trova in fase di conversione al biologico, è variegato, comprendendo vigne vecchie – come la vigna del Cirillo – e altre di impianto più recente. In ogni caso, anche l’uso di zolfo e rame è sempre stato molto limitato. Di proprietà della cantina è la cascina Belvedere, fondata nel 1884, anno che dà il nome alla Riserva di Capriano del Colle che abbiamo assaggiato.

    Abbiamo degustato quattro annate del 1884. Le più recenti – 2012 e 2011 – sono frutto dell’assemblaggio di Merlot 50%, Marzemino 40% e Sangiovese 10%; il 2009 e il 2008, invece, sono un blend di Marzemino 40%, Sangiovese 40%, Merlot 15% e un saldo di Barbera. In tutti i casi, le uve sono vinificate separatamente. La fermentazione dura una ventina di giorni, quindi i vini sostano in vasche di cemento dove svolgono anche la malolattica. Dopo i travasi, intorno a marzo vengono messi in barrique e tonneau dove affinano per oltre un anno. Quindi i diversi vini vengono uniti e amalgamati per due o tre mesi in vasche di cemento prima dell’imbottigliamento. Il vino sosta infine in bottiglia per un anno prima della commercializzazione.

  • Emiryam Casa di Grazia: verticale di Syrah di Sicilia Emiryam Casa di Grazia: verticale di Syrah di Sicilia

    Casa di Grazia, giovane azienda vitivinicola siciliana, si estende per una cinquantina di ettari ed è condotta da una dozzina d’anni da una donna del vino, Maria Grazia Di Francesco Brunetti. L’azienda, che opera a Gela nel comparto del Cerasuolo di Vittoria, si trova in prossimità della Riserva Naturale Orientata del Lago di Biviere, un lago salato separato dal mare da un complesso sistema di dune ampio poco più di un chilometro. Questo ambiente gode di un microclima particolarmente favorevole per la coltivazione della vite: le forti escursioni termiche garantiscono lo sviluppo degli aromi nelle uve, mentre la vicinanza al mare permette alla brezza di accarezzare le vigne asciugandone l’umidità.

    L’Emiryam è un Syrah in purezza, uva che alcuni storici ampelografi riconducono ad un antico vitigno mediorientale portato, in epoca greco-romana, nella zona di Siracusa. Esiste persino una leggenda che lega il Syrah alla città siciliana: si narra, infatti, che fu l’imperatore romano Marco Aurelio Probo ad importare il vitigno dall’Egitto con l'intenzione di coltivarlo in Gallia. Le sue legioni passarono dal siracusano e quii il Syrah avrebbe messo solide radici, anche se il toponimo “Syra”, come nome della città aretusea, risulta già attestato fin dai tempi dell'Antica Grecia. “Emiryam” deriva invece dalla congiunzione di Emilio e Miryam, i nomi dei figli di Maria Grazia.

    Il Syrah, con cui è fatto l’Emiryam, è allevato a cordone speronato a 120 metri di altitudine, su terreni calcarei e sabbiosi, profondi, ben drenati e di origine alluvionale. L’esposizione del vigneto è a sud, con una elevata densità d’impianto di 5000 ceppi per ettaro. Le uve, selezionate in vigna, sono raccolte manualmente nel mese di settembre in piccole cassette, in modo da evitare il più possibile il danneggiamento degli acini. Le rese sono particolarmente basse, intorno ai 40 quintali per ettaro. Dopo la diraspa-pigiatura soffice, il vino fermenta in vasche d’acciaio per una decina di giorni a 25°C, per sostare poi sulle fecce per tre settimane circa. Dopo la fermentazione alcolica, il vino svolge la malolattica in barrique, dove rimane ancora per soli tre mesi, prima di affinare in acciaio più o meno per un anno. Dopo l’imbottigliamento, il vino riposa all'incirca per sei mesi prima di essere messo in commercio.

  • Sfide 2012 La Madeleine, l’altro Cabernet Sfide 2012 La Madeleine, l’altro Cabernet

    Ho incontrato Massimo D’Alema alcune settimane fa a Roma, durante l’evento legato alla presentazione della Guida dei vini essenziali di Daniele Cernilli. Davanti a me alcuni astanti dialogavano con lui del referendum. Quando è toccato il mio turno ho chiesto: - Possiamo parlare del vino? -

    Il sorriso di D’Alema è stato il preambolo di una piacevole conversazione sulle scelte della sua famiglia di investire nell’azienda vitivinicola La Madeleine, nel cuore dell’Umbria, prediligendo in special modo la coltivazione e la vinificazione di uve alloctone. Tra l’altro, la conduzione tecnica dell’azienda è stata affidata a chi ha più di qualcosa a che fare tanto con l’Umbria, quanto con i vitigni internazionali. Mi riferisco a Riccardo Cotarella che, oltre ad essere il direttore dell’azienda di famiglia Falesco, è soprattutto l’inventore di molti tra i vini più premiati in Italia, tra cui citiamo giusto il Montiano, prodotto nella propria cantina.

    La Madeleine è una giovane azienda vitivinicola, acquistata nel 2008, che Linda e Massimo D’Alema conducono per conto dei propri figli Giulia e Francesco, che ne sono i proprietari. L’azienda comprende 15 ettari di terreno, di cui circa 6,5 destinati al vigneto. Le vigne si trovano in collina, ad un’altitudine compresa tra i 200 e i 300 m s.l.m., tra i comuni di Narni e Otricoli, in provincia di Terni. La proprietà, al momento dell’acquisizione, si presentava in condizioni ben diverse da quelle attuali: della vecchia azienda oggi rimane il solo nome, La Madeleine, scelto dai precedenti proprietari.

  • Cavallotto, il Barolo di Bricco Boschis Cavallotto, il Barolo di Bricco Boschis

    Tra l’azienda vitivinicola Cavallotto e il Bricco Boschis esiste uno strettissimo legame. Quando si parla del Bricco Boschis è chiaro che ci stiamo riferendo a Cavallotto e viceversa. E non soltanto perché questo storico cru delle Langhe sia interamente di proprietà di questa famiglia del Barolo. Personalmente ho avuto il privilegio di visitare la Tenuta Cavallotto nella primavera del 2015.

    Bricco Boschis è una splendida collina interamente vitata di 23 ettari che si trova nelle Langhe a Castiglione Falletto, nel cuore del comprensorio del Barolo. Di proprietà della famiglia Cavallotto sin dal 1928, dopo quasi un ventennio le uve ivi prodotte furono vinificate, dando vita ad uno dei primi vini imbottigliati con etichetta della zona.

    Le colline dell’area del Barolo hanno origine geologica risalente al Miocene dell’Era Terziaria (7 – 15 milioni di anni fa). Il sottosuolo, di tipo sedimentario marino, è composto principalmente da arenarie e marne calcareo-argilloso compatte. In particolare, la zona di Castiglione Falletto è tra le più antiche del comprensorio, essendo emersa dal mare nel periodo Elveziano (tra i 13 e i 15 milioni di anni fa). Si trova al confine con i comuni di Barolo e La Morra che risalgono al periodo Tortoniano, di più recente formazione. I terreni sono caratterizzati da strati alternati di sabbie più o meno compatte, di colore grigio-bruno o giallastro, con arenarie grigie (sabbie cementate da carbonati delle acque marine) dette Arenarie di Diano, formazioni che tra l’altro contraddistinguono la Tenuta Cavallotto e il Bricco Boschis. In questa collina quindi, l’apparato radicale della vite, andrando in profondità, incontra strati di terreno di natura diversa sotto il profilo fisico e chimico.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

© 2011 Wine at Wine . All Rights Reserved.

Please publish modules in offcanvas position.