Sabato, 03 Dicembre 2016 11:37

Sfide 2012 La Madeleine, l’altro Cabernet

Scritto da
Vota questo articolo
(58 Voti)

Ho incontrato Massimo D’Alema alcune settimane fa a Roma, durante l’evento legato alla presentazione della Guida dei vini essenziali di Daniele Cernilli. Davanti a me alcuni astanti dialogavano con lui del referendum. Quando è toccato il mio turno ho chiesto: - Possiamo parlare del vino? -

Il sorriso di D’Alema è stato il preambolo di una piacevole conversazione sulle scelte della sua famiglia di investire nell’azienda vitivinicola La Madeleine, nel cuore dell’Umbria, prediligendo in special modo la coltivazione e la vinificazione di uve alloctone. Tra l’altro, la conduzione tecnica dell’azienda è stata affidata a chi ha più di qualcosa a che fare tanto con l’Umbria, quanto con i vitigni internazionali. Mi riferisco a Riccardo Cotarella che, oltre ad essere il direttore dell’azienda di famiglia Falesco, è soprattutto l’inventore di molti tra i vini più premiati in Italia, tra cui citiamo giusto il Montiano, prodotto nella propria cantina.

La Madeleine è una giovane azienda vitivinicola, acquistata nel 2008, che Linda e Massimo D’Alema conducono per conto dei propri figli Giulia e Francesco, che ne sono i proprietari. L’azienda comprende 15 ettari di terreno, di cui circa 6,5 destinati al vigneto. Le vigne si trovano in collina, ad un’altitudine compresa tra i 200 e i 300 m s.l.m., tra i comuni di Narni e Otricoli, in provincia di Terni. La proprietà, al momento dell’acquisizione, si presentava in condizioni ben diverse da quelle attuali: della vecchia azienda oggi rimane il solo nome, La Madeleine, scelto dai precedenti proprietari.

Dei vini – tutti molto ben fatti – sono rimasto colpito da quello forse meno impegnativo e tuttavia per me più suggestivo. Tanto che, avendolo nuovamente degustato a cena da amici dopo pochi giorni il mio incontro con D’Alema, non ho resistito alla tentazione di scriverne. Parliamo di Sfide 2012, un Cabernet Franc in purezza, un vino che viene realizzato senza l’aggiunta di solfiti. Un Cabernet prodotto seguendo la lodevole tecnica innovativa, condivisa insieme ad altre aziende, del progetto Wine Research Team di Cotarella.

Sfide, come detto, è prodotto esclusivamente con uve Cabernet Franc, vitigno davvero poco utilizzato nel panorama enologico nazionale. La produzione di Sfide segue un protocollo particolarmente rigoroso, a cominciare dai vigneti sperimentali, che sono stati impiantati e la cui gestione agronomica è effettuata in collaborazione con l’Università di Perugia. I vigneti, che sono allevati a Guyot con una densità di 5400 ceppi per ettaro, presentano una favorevole esposizione ad est. Le uve sono selezionate e la vendemmia, a metà di settembre, è unicamente manuale con raccolta in cassette da 5 kg. La resa non supera i 60 quintali per ettaro.

La vinificazione segue i trattamenti del protocollo Wine Research Team, con l’utilizzo dei lieviti da loro scelti. Vinificazione che, tra l’altro, avviene a temperatura controllata, in acciaio inox e in ambiente ridotto, in modo da preservare al meglio gli aromi varietali dell’uva. Dopo la svinatura e un successivo breve passaggio in acciaio, il vino matura in barrique di rovere francese per un anno circa e per altri 4 mesi in bottiglia, prima di essere messo in commercio. Il millesimo degustato, il 2012, sviluppa 14 gradi alcolici, con un’acidità di 5 g/l e un estratto secco di 30 g/l.

Passiamo ora alla degustazione.

Sfide 2012 si presenta con un colore rosso rubino intenso, con vividi riflessi violacei. Imprimendo una rotazione al calice, forma lacrime spesse e archetti fittissimi, segni evidenti di una notevole struttura del vino. Il naso si apre inizialmente in un bouquet di fiori rossi, che lasciano subito spazio a sentori di frutta matura, mora e prugna soprattutto. Pian piano avvertiamo una nota verde, di foglia di pomodoro su un fondo di vaniglia, costituendo nel complesso un quadro olfattivo abbastanza articolato. Bocca coerente, che conferma la bella struttura del vino, con tannini vellutati e una buona freschezza ben bilanciati dall’alcol e da una grande morbidezza. Chiusura con ritorni retrolfattivi balsamici.

Un vino che abbiamo apprezzato in abbinamento a un risotto alla carne di manzo e salsiccia di maiale, in cui la freschezza del vino si è ben sposata con la tendenza dolce del riso, mentre il tannino ha domato la succulenza indotta della carne. Un vino di cui abbiamo particolarmente apprezzato la notevole piacevolezza di beva e che può essere proposto accostandolo a carni come a formaggi o a primi piatti. In grado quindi di accompagnare un intero pasto.

Letto 2939 volte
Alessandro Genova

Sommelier professionista dal febbraio del 2005, sono soprattutto un appassionato a cui piace leggere e documentarsi a proposito dei territori, delle tecniche di degustazione e del meraviglioso mondo che ruota attorno al vino. E che ama ovviamente degustare.

Mi piace mantenere relazioni con produttori, enologi e appassionati come me e non disdegno l’approfondimento delle problematiche distributive e marketing della produzione e della commercializzazione del vino.

https://www.linkedin.com/in/alessandro-genova-99b69637

Potrebbe interessarti anche:

  • Cena Degustazione: Roberto Sarotto da Ozio Gastronomico Cena Degustazione: Roberto Sarotto da Ozio Gastronomico

    Abbiamo organizzato una bellissima cena-degustazione a Palermo, un incontro "Sicilia-Piemonte" tra grandi vini della tradizione piemontese e piatti gourmet della cucina siciliana e non solo: presso il ristorante Ozio Gastronomico di Palermo sono stati di scena i vini dell’Azienda di Neviglie di Roberto Sarotto.

    La cena è cominciata versando nei calici un Asti secco, vino spumante metodo Charmat prodotto con uve Moscato, adatto ad accompagnare aperitivi e antipasti, davvero molto profumato. Un vino ancora troppo poco conosciuto, frequentemente confuso con il veneto Prosecco, con cui ha in comune soltanto il residuo zuccherino (è un extradry con 17 grammi/litro di zucchero). Poi è toccato al Langhe Arneis, un vino che si caratterizza per profumi floreali e fruttati e la notevole spalla fresco-sapida, molto adatto a detergere il cavo orale specie dopo aver mangiato cibi untuosi. Terzo vino il Gavi di Gavi Bric Sassi da uve Cortese, un vino che risulta più morbido rispetto al precedente, che gioca su note fruttate contando anche su una bella acidità. Si passa quindi al rosato Rosae da Nebbiolo in purezza, vino di grande struttura, freschezza e versatilità.

  • Capriano del Colle 1884 Riserva, una vera scoperta Capriano del Colle 1884 Riserva, una vera scoperta

    La cantina San Michele si trova nella zona di produzione del Capriano del Colle, piccola e poco conosciuta denominazione del bresciano. Il territorio è caratterizzato dall’altopiano del Monte Netto, dove il vigneto si distende, a un’altitudine di circa 100 m. rispetto alla Pianura Padana, su terreni compositi, con un’alternanza di strati argilloso-calcarei, di detriti, sabbia e ghiaia. Le vigne godono di un’ottima esposizione e il territorio risulta particolarmente adatto alla coltivazione della vite.

    La cantina è stata fondata negli anni ’80 del secolo scorso ed è oggi condotta dai cugini Mario ed Elena Danesi. Il vigneto, che si trova in fase di conversione al biologico, è variegato, comprendendo vigne vecchie – come la vigna del Cirillo – e altre di impianto più recente. In ogni caso, anche l’uso di zolfo e rame è sempre stato molto limitato. Di proprietà della cantina è la cascina Belvedere, fondata nel 1884, anno che dà il nome alla Riserva di Capriano del Colle che abbiamo assaggiato.

    Abbiamo degustato quattro annate del 1884. Le più recenti – 2012 e 2011 – sono frutto dell’assemblaggio di Merlot 50%, Marzemino 40% e Sangiovese 10%; il 2009 e il 2008, invece, sono un blend di Marzemino 40%, Sangiovese 40%, Merlot 15% e un saldo di Barbera. In tutti i casi, le uve sono vinificate separatamente. La fermentazione dura una ventina di giorni, quindi i vini sostano in vasche di cemento dove svolgono anche la malolattica. Dopo i travasi, intorno a marzo vengono messi in barrique e tonneau dove affinano per oltre un anno. Quindi i diversi vini vengono uniti e amalgamati per due o tre mesi in vasche di cemento prima dell’imbottigliamento. Il vino sosta infine in bottiglia per un anno prima della commercializzazione.

  • Emiryam Casa di Grazia: verticale di Syrah di Sicilia Emiryam Casa di Grazia: verticale di Syrah di Sicilia

    Casa di Grazia, giovane azienda vitivinicola siciliana, si estende per una cinquantina di ettari ed è condotta da una dozzina d’anni da una donna del vino, Maria Grazia Di Francesco Brunetti. L’azienda, che opera a Gela nel comparto del Cerasuolo di Vittoria, si trova in prossimità della Riserva Naturale Orientata del Lago di Biviere, un lago salato separato dal mare da un complesso sistema di dune ampio poco più di un chilometro. Questo ambiente gode di un microclima particolarmente favorevole per la coltivazione della vite: le forti escursioni termiche garantiscono lo sviluppo degli aromi nelle uve, mentre la vicinanza al mare permette alla brezza di accarezzare le vigne asciugandone l’umidità.

    L’Emiryam è un Syrah in purezza, uva che alcuni storici ampelografi riconducono ad un antico vitigno mediorientale portato, in epoca greco-romana, nella zona di Siracusa. Esiste persino una leggenda che lega il Syrah alla città siciliana: si narra, infatti, che fu l’imperatore romano Marco Aurelio Probo ad importare il vitigno dall’Egitto con l'intenzione di coltivarlo in Gallia. Le sue legioni passarono dal siracusano e quii il Syrah avrebbe messo solide radici, anche se il toponimo “Syra”, come nome della città aretusea, risulta già attestato fin dai tempi dell'Antica Grecia. “Emiryam” deriva invece dalla congiunzione di Emilio e Miryam, i nomi dei figli di Maria Grazia.

    Il Syrah, con cui è fatto l’Emiryam, è allevato a cordone speronato a 120 metri di altitudine, su terreni calcarei e sabbiosi, profondi, ben drenati e di origine alluvionale. L’esposizione del vigneto è a sud, con una elevata densità d’impianto di 5000 ceppi per ettaro. Le uve, selezionate in vigna, sono raccolte manualmente nel mese di settembre in piccole cassette, in modo da evitare il più possibile il danneggiamento degli acini. Le rese sono particolarmente basse, intorno ai 40 quintali per ettaro. Dopo la diraspa-pigiatura soffice, il vino fermenta in vasche d’acciaio per una decina di giorni a 25°C, per sostare poi sulle fecce per tre settimane circa. Dopo la fermentazione alcolica, il vino svolge la malolattica in barrique, dove rimane ancora per soli tre mesi, prima di affinare in acciaio più o meno per un anno. Dopo l’imbottigliamento, il vino riposa all'incirca per sei mesi prima di essere messo in commercio.

  • Cavallotto, il Barolo di Bricco Boschis Cavallotto, il Barolo di Bricco Boschis

    Tra l’azienda vitivinicola Cavallotto e il Bricco Boschis esiste uno strettissimo legame. Quando si parla del Bricco Boschis è chiaro che ci stiamo riferendo a Cavallotto e viceversa. E non soltanto perché questo storico cru delle Langhe sia interamente di proprietà di questa famiglia del Barolo. Personalmente ho avuto il privilegio di visitare la Tenuta Cavallotto nella primavera del 2015.

    Bricco Boschis è una splendida collina interamente vitata di 23 ettari che si trova nelle Langhe a Castiglione Falletto, nel cuore del comprensorio del Barolo. Di proprietà della famiglia Cavallotto sin dal 1928, dopo quasi un ventennio le uve ivi prodotte furono vinificate, dando vita ad uno dei primi vini imbottigliati con etichetta della zona.

    Le colline dell’area del Barolo hanno origine geologica risalente al Miocene dell’Era Terziaria (7 – 15 milioni di anni fa). Il sottosuolo, di tipo sedimentario marino, è composto principalmente da arenarie e marne calcareo-argilloso compatte. In particolare, la zona di Castiglione Falletto è tra le più antiche del comprensorio, essendo emersa dal mare nel periodo Elveziano (tra i 13 e i 15 milioni di anni fa). Si trova al confine con i comuni di Barolo e La Morra che risalgono al periodo Tortoniano, di più recente formazione. I terreni sono caratterizzati da strati alternati di sabbie più o meno compatte, di colore grigio-bruno o giallastro, con arenarie grigie (sabbie cementate da carbonati delle acque marine) dette Arenarie di Diano, formazioni che tra l’altro contraddistinguono la Tenuta Cavallotto e il Bricco Boschis. In questa collina quindi, l’apparato radicale della vite, andrando in profondità, incontra strati di terreno di natura diversa sotto il profilo fisico e chimico.

  • Inferi Riserva 2012, Montepulciano targato Marramiero Inferi Riserva 2012, Montepulciano targato Marramiero

    Ho avuto la fortuna di recensire più volte la Riserva Inferi del Montepulciano d’Abruzzo dell’azienda Marramiero. Inizialmente le prime due annate, risalenti alla prima metà degli anni ’90 del secolo scorso, il 1993 e il 1994. In queste circostanze ho commentato l’attitudine di questo vino ad attraversare il tempo e il sorprendente modo con cui evolve sotto il profilo organolettico. Più di recente, in occasione dell’anteprima del Montepulciano d’Abruzzo, ho degustato l’Inferi Riserva 2013, giovanissimo e non ancora in commercio.

    Come in commercio è invece il millesimo 2012 della Riserva Inferi, il vino che proverò a raccontare oggi. Le uve provengono dai vigneti aziendali situati a 270 metri di altezza presso la Masseria Sant’Andrea di Rosciano in provincia di Pescara, tra il mar Adriatico e il Massiccio delle Maiella. Uve prodotte tramite la pergola abruzzese, forma di allevamento della vite che riduce l’irradiamento solare sui grappoli, favorendo lo sviluppo dei polifenoli e degli aromi.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

PIù Aglianico

Aglianico del Vulture, Carbone in un bicchiere

Aglianico del vulture il vino Abbiamo incontrato i fratelli Carbone presso il loro stand per un saluto e per degustare le nuove annate dei loro vini. Ma chi sono Sara e Luca Carbone? Da un decennio hanno rilanciato il vigneto di famiglia, che si trova nella zona di Melfi, nel bel mezzo del Vulture. Tra i terreni vulcanici delle Contrade Piani dell’Incoronata, Montelapis e Braide si distendono i 10 ettari di vigne di età d’impianto variabile e già produttivi. Le…

Aglianico e territorio: il vitigno difficile

Parliamo oggi di uno dei vitigni rossi più importanti del sud Italia, l’Aglianico, un'uva che dà luogo a grandi vini e che è coltivata in molti territori differenti. Vini che, considerando le differenti peculiarità territoriali e le diverse interpretazioni aziendali, sono certamente tra i più importanti d'Italia anche se non sempre tra i più conosciuti.L’occasione che ci fornisce lo spunto di parlarne è stata durante un evento organizzato da Athenaeum, dove potrete trovare dettagli sulla degustazione di Aglianico a cui…

L’Aglianico e i suoi territori – La degustazione

Alcuni giorni fa ho partecipato all’evento organizzato da Athenaeum “L’Aglianico e i suoi territori”. La serata è stata condotta dal noto giornalista e blogger del vino Luciano Pignataro. Eravamo insomma in ottime mani, considerando che Luciano è uno dei massimi esperti del vino e dei territori del sud Italia. Abbiamo degustato sette vini fatti con uve Aglianico e provenienti da ben quattro differenti territori: il Vulture in Basilicata, l’Irpinia, il Cilento, e infine il Sannio (Taburno) in Campania. La parola ai…

Taurasi di Terredora: degustazione in cantina

Abbiamo già incontrato la cantina irpina Terredora e i suoi vini. Un anno fa siamo stati con Paolo Mastroberardino al Ristoro degli Angeli, trattoria romana, durante una cena-degustazione che abbinava ad alcuni piatti della cucina tipica, quattro dei vini terredora. Quest’anno sono stato invitato da Paolo all’evento “pomeriggi in cantina”, seminario di approfondimento sul territorio e sulla realtà aziendale con una degustazione di una selezione di vini Terredora non più in commercio.L’appuntamento è per le 16 presso la cantina a…

Campania di Terredora: ad ogni cibo il suo vino

Bellissima serata con i vini Terredora al Ristoro degli Angeli, osteria tradizionale romana della Garbatella. Il programma prevede un menù degustazione abbastanza impegnativo. 52 coperti in tutto, tutti prenotati con largo anticipo da una clientela selezionata. Vediamo come i vini dell’azienda condotta da Paolo Mastroberardino si sposano con le pietanze. Ecco il menù: Aperitivo Pane croccante con burro di montagna e alici Antipasto Frittata senza uova di patate e verza e gnocchi di semolino Primi Mezzi paccheri alla gricia del…

Ramitello Di Majo Norante: il vino buono sta nella regione piccola

Il Molise è una regione troppo spesso bistrattata, ignorata; la più giovane del Paese istituita dopo la scissione della regione “Abruzzi e Molise” nel 1963. Ha due soli capoluoghi di provincia, Campobasso ed Isernia, ed è la seconda più piccola regione d’Italia dopo la Valle d’Aosta. E’ equamente divisa tra collina e montagna, tra le quali ci si può trovare davanti a paesaggi selvaggi e mozzafiato. Enologicamente non ha ancora raccolto molta notorietà, anche se è situata in un posto…

Tre Pietre il suggestivo Aglianico Normanno

Corte Normanna, società agricola a conduzione familiare, coltiva una superficie totale di venti ettari, diciotto dei quali piantati a vigneto ed i rimanenti ad uliveto. L’azienda ha sede a Guardia Sanfromondi, in provincia di Benevento, e produce sette tipologie di vino prestando particolare attenzione ai vitigni autoctoni della zona; Aglianico e Falanghina sono le pietre miliari di Corte Normanna; Longobardi, Sanniti o Romani, la nascita del centro abitato non è ancora ben chiarita.Dopo i longobardi arrivarono nella zona i Normanni…

Le Ghiandaie, l’Aglianico che vola lontano

Di Alfonso Rotolo abbiamo già parlato con un prodotto particolare Vola Lontano vino spumante, probabilmente unico nel suo genere; ora invece sto per descrivervi un vino tipico campano: l’Aglianico.Come Vola Lontano anche questo prodotto ha a che fare col volo!Prima di scendere nei particolari del nettare in sé però mi piace raccontare di come è stato scelto e del perché, visto che ritengo l’acquisto di alcune cose, soprattutto il vino, dei momenti emozionali al pari del momento in cui l’oggetto…

Cantari le Janare: il vino stregato

Cari amici di WineatWine oggi vi voglio parlare di un vino che mi è stato regalato da un amico campano e ovviamente per “campanilismo”(!!!) è un prodotto della sua regione; obiettivamente devo ammettere che si tratta davvero un buon vino. Partiamo dalle origini del nome che, mi è stato spiegato da Francesco: la Janara, nella credenza popolare beneventana è una strega; il nome deriva probabilmente da Dianara, una sacerdotessa o dal latino “ianua” ovvero porta. 

Crypta Castagnara: la qualità alla portata di tutti

Quante volte vi capita di essere incuriositi da un vino a causa dell’etichetta o del nome della cantina? Succede a tutti, anche a me. Stavolta mi sono chiesto il perché la famiglia Spiniello abbia deciso di chiamare Crypta Castagnara la propria cantina!  La risposta è semplice, la loro sede è a Grottolella, nella provincia di Avellino, un paese di circa 1000 anime nel bel mezzo dell’Irpinia. Cosa c’entra? Il comune anticamente era chiamato nel XII secolo Crypta Castagnaria (Grotta Castagnara)…
  • © 2011 Wine at Wine . All Rights Reserved.

    Please publish modules in offcanvas position.