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Saper leggere l’etichetta di un vino

Lungi dal voler fare un trattato sulla legislazione dei vini, scopo di questo articolo è dare, ai nostri winelovers, alcuni consigli nel momento in cui si trovano  di fronte allo scaffale del supermercato e non sanno decidersi quale vino acquistare.
Occorre ricordarsi che lo scopo dell’etichetta è presentare al consumatore il vino contenuto in bottiglia; pertanto, senza ripetere le classificazioni dei vini, tema già affrontato in maniera impeccabile dal nostro collega Endris, vorrei focalizzarmi su un attore importantissimo per tutta la filiera del vino: l’imbottigliatore.
Questa figura è determinante perché può incidere sulla qualità del vino e sul prezzo finale.
La legge prevede che tutti i vini imbottigliati, dal Vino da Tavola al vino Docg, indichino, obbligatoriamente in etichetta, nome o ragione sociale dell’imbottigliatore, la sua sede e il suo numero di codice, pertanto potremmo trovare, stampigliato sull’etichetta o anche sulla retro etichetta queste diciture:

Imbottigliato all’Origine o imbottigliato dal viticoltore.

Imbottigliato nella zona di produzione.

Imbottigliato fuori regione o addirittura fuori nazione.

 

Alzi la mano chi non ha mai comprato il vino all’ipermercato!

Che sia Ipermercato, Supermercato o negozio specializzato, il modo in cui viene trasportato, stoccato ed esposto il vino influenza molto ciò che finirà nel nostro bicchiere e talvolta alcuni comportamenti “pericolosi” potrebbero vanificare l’ottimo lavoro in vigna ed in cantina.
Ovviamente i problemi di conservazione si amplificano quanto più è il tempo che una bottiglia resta a scaffale!
Purtroppo nella GDO (Grande Distribuzione) e nella DO (distribuzione organizzata) si è spesso poco attenti a questi aspetti ed un incauto compratore può imbattersi in un acquisto infelice!

Territorio, aria, vigneto, acqua questi i parametri per una viticoltura sostenibile.

Sempre più l’attenzione dei consumatori è rivolta alla sostenibilità ambientale, nasce così qualche anno fa l’iniziativa V.I.V.A., un progetto nazionale avviato dal Ministero dell'Ambiente con la collaborazione di centri di ricerca, università specializzate che in sinergia valuta i prodotti e aiuta a ridurre l’impatto per ottenere una certificazione di vino sostenibile.

Il Vino a Gaza , si può 

Dopo aver sentito il racconto di un Iraniano e su come produceva il vino di nascosto a casa sua , nascondendo le vigne in mezzo gli arbusti e vendemmiare il prima possibile cosi da non essere scoperti , scopro che , dopo alcune ricerche in internet, persino in Yemen e nella striscia di Gaza si produce vino , dove è illegale e si rischia di essere puniti severamente anche anche se si viene scoperti a possedere un bottiglia mignon di birra.

Spesso si discute riguardo all’utilizzo di solfiti nel vino, ci sono molti spunti interessanti ma certamente c’è una tendenza alla demonizzazione di questo additivo.

Sicuramente ci sentiamo di propendere per la corrente che vorrebbe qualcosa in più rispetto al generico “Contiene solfiti” riportato sulle etichette. Certamente sarebbe più corretto indicare il quantitativo di solfiti sia per informare meglio il consumatore, sia per dare evidenza a chi riesce a contenerne l’uso facendo un buon lavoro in vigna ed in cantina.

Ma cosa è la solforosa?

E’ probabilmente il più antico disinfettante impiegato nel mondo del vino, essa viene ottenuta per combustione di zolfo in presenza di ossigeno; il nome chimicamente esatto è “diossido di zolfo” o SO2.
Veniamo però al punto di partenza: perché si usano i solfiti?

VINI A BASSA GRADAZIONE ALCOLICA IN CRESCITA SUL MERCATO, solo per necessità? O una vera è propria rivoluzione culturale?

Oggi parleremo di un argomento che sta molto a cuore a quelli che come me, amano il vino e devono imbattersi spesso nelle restrizioni, sempre più pesanti, imposte dal codice della strada sul tasso alcolemico.
Senza entrare nel merito della correttezza o meno dei limiti di legge andremo a scoprire interessanti novità nel mondo enologico.
Alcune aziende vinicole, infatti, stanno cerando di arginare l’emorragia di consumi dovuta a questo fattore, proponendo una vera è propria evoluzione, linee di prodotti alternativi, con un TAV, titolo alcolometrico volumico, più basso, tra il 10 e l’11 % di TAV, per andare incontro alle esigenze dei consumatori.

 

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