Approfondimenti e curiosità sul vino e le tecniche di vinificazione - Wine at Wine

Ho avuto, molto tempo fa, una chiacchierata con dei mie clienti al ristorante riguardo al vino in generale e proprio loro, i quali erano di ritorno da un viaggio a Bali, mi hanno raccontato questa fantastica storia di vino e coltivazione della vita in un ambiente che mai mi sarei aspettato producesse vino.

L'Isola di Bali è la più piccola provincia dell'Indonesia ed include alcune isole vicine , più piccole, di nome Nusa e Penida. E' la destinazione più gettonata dai turisti che visitano l'indonesia , non solo per le spiaggie e la paradisiaca vegetazione, ma per l'arte la quale include sia danza tradizionale che moderna, scultura, pittura eccetera. E sapete cosa c'è di interessante pure a Bali ? Il vino, naturalmente. Ne avevo sentito nominare da alcuni miei clienti molte settimane fa e ne sono rimasto affascinato. Come si fa a pensare di produrre vino in un clima cosi' particolarmente non adatto alla produzione di vino ? Eccovi cosa ho scoperto. Ho avuto, molto tempo fa, una chiacchierata con dei mie clienti al ristorante riguardo al vino in generale e proprio loro, i quali erano di ritorno da un viaggio a Bali, mi hanno raccontato questa fantastica storia di vino e coltivazione della vita in un ambiente che mai mi sarei aspettato producesse vino. Per la produzione usano un'uva originaria della zona ( si originaria di Bali ) che il nome ha dell'assurdo : Probolinggo Biru, uva bianca . Usano in realtà altre due uve, una di origine francese e credo quasi dimenticata come l'Alphonse-Lavallèe ( nera ) e la balinese Belgia ( bianca ) , clone del moscato di alessandria . Il Propolinggo Biru, del quale non trovo informazioni a sufficienza e quindi mi limito a citarla .

Conservazione degli “Avanzi di Vino”

Nella nostra guida ABC del vino abbiamo parlato di conservazione nella GDO , vi abbiamo aiutato man mano nella lettura dell’etichetta e nella decisione, nell’apertura del vino e nella scelta del giusto bicchiere; ma cosa fare per conservare “gli avanzi di vino”?
Noi di WineatWine siamo convinti che la soluzione migliore sia sempre svuotare la bottiglia, ma all’occorrenza esistono alcune accortezze che mirano ad “allungare la vita” di un prodotto già aperto.
Il principale nemico del nostro vino è l’ossigeno responsabile dell’ossidazione che ne altera profumi e sapori.
Conservare un vino aperto si può, ma esistono ovviamente dei tempi “limite” entro i quali finire gli avanzi; ciò perché il processo di ossidazione ed acetificazione è inarrestabile.
Il nostro obiettivo sarà quindi limitare il contatto con l’ossigeno e gli effetti dell’ossidazione.
Sfatiamo subito i miti: il cucchiaino infilato nel collo della bottiglia serve praticamente a nulla!

Utilizzare la temperatura idonea per il vino è la regola fondamentale 

Lo stesso vino bevuto a temperature diverse, con variazioni anche minime di qualche grado, può assumere caratteristiche molto diverse. Un esempio classico sono i vini passiti, dove se si vogliono far prevalere le note di morbidezza e la complessità dei profumi si utilizzeranno temperature più alte, mentre se si vuole mettere in evidenza l’acidità e la sua bevibilità si tenderà ad abbassare di qualche grado la temperatura di servizio.
Piccola attenzione da tenere sotto controllo durante un pasto è la conservazione della temperatura, un vino bianco ad esempio tenderà ad essere perfetto appena aperto ed a scaldarsi, soprattutto in estate od in ambienti caldi, già dopo qualche minuto. Per questo è utile utilizzare le apposite “GLACETTE” che manterranno il corretto raffreddamento scelto.
Piccola curiosità, le mani sono ottimi dissipatori di calore del nostro corpo, questo significa che tenere il bicchiere con il palmo della mano a stretto contatto con il vino ne va a modificare la temperatura molto velocemente, in questo ci viene in aiuto la lunghezza dello stelo che noi utilizzeremo per l’impugnatura. La suddivisione per fasce di temperature dei vini può essere riassunta così:

Potrebbe capitare che un appassionato consumatore di vino, non espertissimo, si imbatta in calici di varie forme e misure trovandosi nel bel mezzo di un labirinto.
L’obiettivo di questo numero della nostra guida è fornire il “filo d’Arianna” ed evitare scelte sbagliate e/o brutte figure con i commensali.

Iniziamo, innanzitutto, con il bicchiere per l’antipasto.
In genere, vengono accompagnati da vini con bollicine, Franciacorta metodo Classico, Champagne o Prosecco di Valdobbiadene, comunque vini secchi adatti per stuzzichini salati tipo scaglie di Parmigiano, Salumi o mozzarelline etc.
Il bicchiere perfetto è la Flute.
Molti lettori si staranno chiedendo come mai non la classica “coppa da Champagne” tanto cara a Luigi XV e Madame de Pompadour sul seno della quale tale bicchiere sarebbe stato modellato (o secondo altri a Luigi XVI e sua moglie Maria Antonietta o per altri ancora al popolo Inglese).

Questo calice valorizza molto bene il Perlage (catenelle di bollicine ) e la bocca stretta convoglia al naso i profumi che questi vini sprigionano; favorendo anche la risalita delle bolle e concentra prolungando così l’effervescenza..
Lo stelo sottile permette una impugnatura agevole ed evita il riscaldamento di questi vini che, ricordiamo, devo essere serviti ad una temperatura tra i 6°-8°.

 

Senza essere un Sommelier professionista aprire una bottiglia di vino di un certo livello di fronte ad amici per una cena in casa richiede alcuni passaggi imprescindibili ma che tutti possono mettere in pratica. 

Per prima cosa cominciate a pensare che aprire un vino non è un semplice gesto che vi rende possibile bere ciò che avete acquistato!
Aprire una bottiglia di vino è infatti il culmine di un percorso cominciato molto tempo prima e fatto di olio di gomito, impegno, imprevisti, intemperie, attenzione e chi più ne ha più ne metta!
Pertanto questa operazione deve essere fatta con cura, sia per presentare nel modo più corretto ciò che state per bere ai vostri commensali , sia per rispetto a chi ha tanto lavorato per rendere disponibile quel vino così come è.

Vini aromatizzati: Il Vermuth

Forse non tutti sanno che lo storico Martini ha come ingrediente di partenza il vino!
Il prodotto, infatti, se riuscisse a raggiungere i 16% vol. sarebbe da considerarsi un vino aromatizzato (invece la gradazione di quasi tutte le varianti è di 14,4).
Sono tali i vini speciali aventi contenuto di alcol inferiore ai 21% vol. Costituiti in prevalenza da vino addizionato di alcol, saccarosio e sostanze aromatiche.
Il vino aromatico per eccellenza è il Vermouth (il Martini è appunto simile ad Vermouth) la cui base di partenza è costituita da un vino con almeno 10 gradi che deve essere presente nel prodotto finito per almeno il 75% (70% per i Vermouth Secchi).
Al vino di partenza viene poi aggiunto alcol etilico o rettificato o acquavite di vino e può essere poi dolcificato con saccariosio o mosto concentrato ed aromatizzato con assenzio che in tedesco è chiamato appunto Wermuth.

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