Venerdì, 21 Agosto 2015 13:32

Alla scoperta dei Cannonau di Giuseppe Sedilesu

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Le persone, i metodi di lavorazione, la filosofia aziendale e la voglia di distinguersi tornando alle origini, valorizzando il territorio e puntando sugli autoctoni (anche trascurati come la Granazza) hanno suscitato il nostro interesse verso la Cantina Giuseppe Sedilesu. Oggi degusteremo i loro Cannonau. Quando si parla di Cannonau in purezza non possono non venirmi in mente le parole di mio padre “E’ difficile trovarne di buoni, ma quando ci riesci ti fanno impazzire”; secondo Giuseppe Sedilesu è per via della mole di prodotto “di pianura” e con alta resa che viene riversato sul mercato.

Vi parleremo oggi di tutti i loro Cannonau, eccezion fatta per il Eressia, il rosè. 

Vi ricordiamo che Sedilesu usa pochi solfiti, coltiva col sistema dell’alberello, non filtra, usa solo lieviti autoctoni e non è amante dei travasi; parte dell’uva, circa il 40% di quella in lavorazione viene acquistata in zona ed i vitigni arrivano a superare anche i 100 anni d’età e sono tutti collocati a circa 6.-700 metri sul livello del mare.

Il Cannonau è il vitigno rosso più coltivato della zona del nuorese, ed è a queste alture che raggiunge, specie vinificato in purezza, il giusto equilibrio tra polifenoli, acidi e componente alcolica. Il Cannonau ha gradazione piuttosto alta ed è un vino molto corposo, si abbina bene con baste ripiene, ricette a base di carne di pecora , carne al forno, porceddu arrosto ed ovviamente il classico pecorino sardo.

Da noi parlare di vite e di vino significa parlare di Cannonau, il colore del suo fogliame, la forma dei grappoli, la forma di allevamento ad alberello basso, il sapore dell’uva, il profumo del mosto. Il colore, gli aromi, il gusto del vino sono incarnati in noi e fanno parte integrante della nostra cultura.”

Cannonau di Sardegna D.O.C. Sartiu 2012

E’ il loro prodotto base, costa circa 8-10 euro e proviene dai vitigni più giovani (3-15 anni). Viene lasciato per 24 mesi in vasche di cemento e botti grandi di rovere e resta 2 mesi in bottiglia.

Colore spavaldo, intenso ed impenetrabile è comunque elegante anche se corposo e rotondo, un’ottima bevibilità contraddistinta da note minerali ed agrumate.

Un vino versatile, adatto anche per pietanze semplici e con il pecorino sardo.

Cannonau di Sardegna D.O.C. Mamuthone 2012

Siamo nel paese dei Mamuthones, una maschera tradizionale che, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate ri-anima la zona con sfilate, competizione tra rioni a suon di falò ed assaggi di vino novo e prodotti tipici.

Ecco spiegata anche l’etichetta! Il vino viene realizzato da vigne con età tra i 15 ed i 60 anni. Rosso rubino scarico, sentori di mirto, ciliegia, mora, note terrose, noce moscata, ginepro e un tocco balsamico; gusto equilibrato, tannico con un finale piuttosto lungo ed avvolgete con sentori di liquirizia.

Un vino dalla gradazione importante 15°C! Costo in enoteca 13-16 euro: eccellente. Adatto a piatti a base di cacciagione e carni rosse.

Cannonau di Sardegna D.O.C. Ballu Tundu 2010

Cannonau Riserva in purezza ottenuto da uve di un unico vigneto fatto di viti di 50-100 anni in località Garaunele a circa 650 metri di altitudine. Ballu Tundu matura 24 mesi in botte grande e resta un anno in bottiglia in un tunnel sotterraneo al riparo da luce, rumori ed escursione termica .

Rosso carico, al naso è complesso, speziato ed agrumato. Si sente la grafite, il tabacco ed il pepe verde.

E’ un vino che può invecchiare, dal corpo importante e potente, ma anche agile. Un prodotto Molto tannico e con una lunghissima persistenza. In enoteca lo si trova a 23-28 euro. Carni rosse, pollo al curry, anitra al forno i piatti consigliati per l’abbinamento.

Cannonau di Sardegna D.O.C. Riserva Carnevale 2011

Battezzato come “moderno” dall’azienda per via delle tecniche differenti utilizzate, viene “creato” utilizzando botti piccole di cui il 10% nuove, dove resta per 14-16 mesi prima di passare almeno 6 mesi in bottiglia.

Si presenta con un colore rosso rubino intenso con riflessi granati.

Al naso visciola, marasca, ciliegia, grafite e vaniglia.

Un vino rotondo, marsalato, quasi volutamente ossidato, caldo e più dolce dei suoi predecessori. In enoteca 18-24 euro. Da abbinare con carni rosse e selvaggina.

Cannonau di Sardegna D.O.C. Grassia 2011

Il nome deriva dalla dedica alla madre Grazia. E’ un vino caldo, denso, alla sarda maniera.

Al naso si avvertono amarene, frutti rossi, albicocche essiccate. Ha un residuo zuccherino più alto degli altri ma conserva una buona acidità. Da abbinare con formaggi stagionati.

Cannonau di Sardegna D.O.C. Giuseppe Sedilesu

Dedicato al padre-founder della cantina! La punta di diamante della cantina! Nato da una selezione dei migliori acini delle vigne più vecchie.

Colore rosso rubino, al naso forti sono le note di sottobosco, ribes e frutti rossi, si percepisce il mirto, la vaniglia e la liquirizia. Al palato conserva una grande acitità, sintomo che è un vino che può invecchiare un bel po’, ha un tannino elegante ed onnipresente che avvolge tutto il palato. Un vino potente ma elegante, piacente ed affascinante.

L’azienda promette di immetterlo sul mercato solo nelle annate che “meriteranno” il nome di Giuseppe.

In enoteca costa circa 38-44 euro. Lo ri-proverei tra qualche anno, può dare grandi soddisfazioni.

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Wine

Bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, son felici e sostengono gli amici.

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    Prima però vi introduciamo un vitigno non troppo conosciuto, un autoctono sardo dal quale sono ottenuti entrambi i vini: si tratta della Granazza (o Granatza).

    Un vitigno bianco sovrastato dal più conosciuto (rosso) Cannonau e tenuto da questo sempre in secondo piano. Le viti crescono soprattutto a Mamoiada, zona della cantina Sedilesu, ma anche a Orgosolo ed Oliena.

    Un vitigno antico definito troppo spesso come “adatto a preti e donne” per via del suo gusto amabile.

    Il vitigno è stato riscoperto proprio dai Sedilesu che dal 2002 vinificano queste uve in purezza, con e senza buccia; mentre molti produttori sardi, usavano questo nettare per rendere il Cannonau “non D.O.C.” più leggero e beverino.

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    I terreni sono sabbiosi, granitici e talvolta argillosi; ricchi di potassio e fosforo.

    Il clima qui è temperato, d’inverno c’è la neve; d’estate fa molto caldo! Come è ovvio che sia le escursioni termiche conferiscono ai vini particolari caratteristiche.

    Ci troviamo in un posto suggestivo, di grande interesse archeologico-religioso.

    Giuseppe e la moglie Grazia sono il germoglio dell’azienda, oggi hanno oltre settant’anni e ci lavorano ancora con amore e passione; per fortuna la natura è stata con loro generosa e gli ha donato tre figli: Antonietta, Francesco, enologo ed agronomo della cantina, e Salvatore, responsabile commerciale; che hanno fatto tesoro dei valori dei genitori ed oggi, con le loro famiglie aggiungono tasselli a questo puzzle fatto di sudore e amore.

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    Le tre aziende sono: - Castello del Trebbio, splendida tenuta del 1400’ di 350 ettari nel cuore del Chianti Fiorentino; castello conosciuto per essere stato teatro della Congiura dè Pazzi contro la famiglia de’ Medici; - Tenuta Casa Dei, a Suvereto (LI) nella Toscana Meridionale con i suoi 15 ettari a conduzione Biologica; - Azienda Agricola Olianas a Gergei in Sardegna a 60 Km da Cagliari dove nei 14 ettari di terreno i vitigni autoctoni Cannonau, Bovale, Carignano e Vermentino, Nasco e Malvasia la fanno da padrone.

    Casadei, specializzatosi in Enologia presso le facoltà di Bordeaux e Montpellier, persegue quello che lui stesso definisce il metodo Biointegrale, un protocollo di agricoltura etica che ha nella tutela dell’ambiente il perfetto equilibrio tra recupero di metodi tradizionali e moderna ricerca scientifica. Ricerca che l’ha portato a riscoprire una antica pratica enologica come il vino in anfora, grazie alla quale un personaggio come Josko Gravner ha costruito la sua celebrità all’interno del mondo del vino. All’interno delle anfore l’uva si trasforma in vino in modo naturale, scevro da tecniche enologiche che rischiano di omologare il gusto esaltando, invece le caratteristiche del terroir. 

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    I semi erano carbonizzati e fossilizzati, ma in un buon stato di conservazione. Sono stati fatti anazlizzare da laboratori enologici e il risultato fu sorprendente: Il vinacciolo apparteneva ad un'uva che a tutti gli effetti era il Cannonau, risalente a MOLTO prima che gli spagnoli, nel 1500 circa, arrivassero sull'isola importando ( come molti ancora credono ) la prima uva da coltivare, che come tutti sanno fu la Garnacha.

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