Ah quasi dimenticavo: le sorprese dell’etichetta non sono finite.
Posto al lato è riportato l’uvaggio ed accanto ad un preponderante 85% di Sangiovese, il vitigno re della Toscana, è presente per un restante 15 % un altro vitigno eletto re del suo territorio; sto parlando del trentino Teroldego che ha nella Piana Rotaliana il suo terreno d’elezione ma che è ammesso anche nei disciplinari delle Doc di Toscana , Marche, Sardegna e Lombardia.
Ma passiamo al prodotto nel bicchiere, il vero protagonista.
Dal punto di vista visivo nessuno dei due vitigni ha una dotazione antocianica da tingere il bicchiere, ma il colore rubino brillante è davvero emozionante.
All’analisi olfattiva i profumi si presentano caratterizzati da note di frutti rossi maturi e sotto spirito , su tutti la marasca propria del Sangiovese e note speziate e pepate apportate dal Teroldego, ben complessate tra loro grazie anche ad un leggero affinamento in botti piccole di rovere di secondo e terzo passaggio che donano lievi note di tostatura e possono ricordare il cappuccino e il tabacco.
In bocca i profumi presenti nel bicchiere ritornano come aromi, accompagnati da una piacevole sensazione tattile data dai tannini morbidi e sostenuti da una buona acidità, tale da far completamente dimenticare di essere di fronte ad un vino di 14 gradi alcolici ; lunga la persistenza gustativa.
Ottimo anche il rapporto qualità prezzo: parliamo di un vino sotto i 10 euro. Chi volesse degustarlo non dovrà far altro che prendere contatto con i distributori presenti sul proprio territorio, puntualmente elencati nel sito web dell’azienda.
Da bere con carni rosse o pecorini stagionati toscani, possibilmente in buona compagnia e di fronte ad un panorama mozzafiato.