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Mercoledì, 02 Luglio 2014 22:00

Montalbera, la riscoperta del Ruchè

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Il Ruché sta a Montalbera come Montalbera sta al Ruché. E’ stata una vera e propria sfida, possiamo dire ormai vinta, visto che ormai il vino è riconosciuto dal mercato e nel 2010 ha persino ottenuto l’ambita DOCG. Anche se in azienda si fanno altri vini dalla Barbera al Moscato d’Asti, dal Grignolino al Barolo che abbiamo degustato e recensito, è innegabile che l’azienda sia indissolubilmente legata al sorprendente vitigno autoctono ( approfondimenti nell'intervista a Montalbera ).

“Mi sono spesso chiesto come poter esaltare le peculiarità che la versione tradizionale del Ruché mi donava. Eleganza, setosità, profumi che dovevano essere portati verso un’evoluzione meno aromatica” ci dice Franco Morando. Ed ecco vengono imbottigliate le annate 2006, 2007 e 2008, in cui si afferma il Ruché Laccento, prodotto in vigna con la semplice sovra-maturazione direttamente in pianta. Sovra-maturazione che dura dai 10 ai 14 giorni in basa all’annata. “Poi l’amore che mettiamo nel lavoro, con tanti blend di vini con una parte proveniente da uve appassite, mi hanno portato a definire quello dalle ultime 3 annate: con la sovra-maturazione di un 5-7% di uve appassite direttamente su graticci in camera termocondizionata per un periodo che va dai 40 ai 60 giorni. Questa durata la decido io in base all’annata e all’acidità analitica del vino”.

Il risultato è unico. Degustando il Ruché LACCENTO 2012 ci accorgiamo subito della gran classe di questo vino da solo acciaio. Scuro, impenetrabile nel bicchiere, rosso rubino fitto, presenta chiari sentori floreali di viola e di rosa, oltre che di frutti di bosco. In bocca colpisce per la sua morbidezza: il calore dei suoi 14 gradi alcolici è bilanciata da una compente fresco-tannica ben presente. Vino già in equilibrio e pienamente godibile.

Ma non finisce qui. La successiva versione di Ruché può considerarsi una vera e propria ”scommessa”. Oggi la dottrina enologica sconsiglia l’affinamento in legno del Ruché, perché ciò comporterebbe un’evoluzione dei profumi non più riconducibile alla grande tipicità del Ruché.

“Abbiamo viaggiato tanto, soprattutto in Francia: volevo un legno delicato, leggiadro. Abbiamo fatto tante, tante prove, diversi legni e diversi blend. Alla fine ho trovato delle buone risultanze qualitative sui legni derivanti dalla regione francese dell’Allier, legni con grana finissima e tostatura light”, ci racconta appassionato Franco Morando, “ma il mondo dei legni è una continua scoperta, è una follia di studi tante volte oggetto di azzardi, anche perché i risultati sono sempre in evoluzione dentro le bottiglia. Ci possono essere i cosiddetti legni centometristi che danno tutto subito e magari un legno che nell’immediatezza lo trovi volgare e poi si rivela di grande eleganza e unicità dopo anni di bottiglie”. Nasce così il Ruché Limpronta.
Degustiamo quindi il Ruché LIMPRONTA 2010 che sosta per 14 mesi in tonneau di Allier. Si presenta ancora con un colore rubino intenso, consistente con i suoi 14,5 gradi alcolici. Al naso risaltano le note di frutti di bosco in confettura, sentori speziati e balsamici nel finale. Potente in bocca, con ritorni mentolati con una persistenza gusto-olfattiva che si misura in minuti.

Fuoriclasse che sarà in grado di darci emozioni almeno per il prossimo decennio.

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Alessandro Genova

Sommelier professionista dal febbraio del 2005, sono soprattutto un appassionato a cui piace leggere e documentarsi a proposito dei territori, delle tecniche di degustazione e del meraviglioso mondo che ruota attorno al vino. E che ama ovviamente degustare.

Mi piace mantenere relazioni con produttori, enologi e appassionati come me e non disdegno l’approfondimento delle problematiche distributive e marketing della produzione e della commercializzazione del vino.

https://www.linkedin.com/in/alessandro-genova-99b69637

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